domenica 13 aprile 2008
venerdì 11 aprile 2008
BIMBA INDIANA NASCE CON DUE FACCE ED E' CONSIDERATA UNA DEA
Si chiama Lali, che significa “dalle guance rosate”, è indiana, ha un mese di vita ed è nata da una famiglia di operai in un piccolo villaggio a 55 chilometri da Nuova Delhi.
La bambina è ha due facce (due nasi, due bocche e due paia di occhi), mangia con entrambe le bocche e sbatte tutte le palpebre e la famiglia rifiuta di interessare del caso i medici, poiché la considera la reincarnazione di Shakti, la dea indù del potere.
Probabilmente la piccola soffre di una duplicazione cranio facciale, una malattia congenita molto rara. Da quando è nata, la sua povera casa è letteralmente invasa da centinaia di persone che giungono da tutte le parti dell’India per adorare la bimba e cercare benedizioni.
“Questa nascita –ha dichiarato il capo-villaggio, Daulat Ram, che probabilmente intravvede nell’avvenimento anche un’opportunità turistica ed economica per la sua piccola comunità- è un miracolo ed un buon segno per tutto il villaggio”.
La bambina è ha due facce (due nasi, due bocche e due paia di occhi), mangia con entrambe le bocche e sbatte tutte le palpebre e la famiglia rifiuta di interessare del caso i medici, poiché la considera la reincarnazione di Shakti, la dea indù del potere.
Probabilmente la piccola soffre di una duplicazione cranio facciale, una malattia congenita molto rara. Da quando è nata, la sua povera casa è letteralmente invasa da centinaia di persone che giungono da tutte le parti dell’India per adorare la bimba e cercare benedizioni.
“Questa nascita –ha dichiarato il capo-villaggio, Daulat Ram, che probabilmente intravvede nell’avvenimento anche un’opportunità turistica ed economica per la sua piccola comunità- è un miracolo ed un buon segno per tutto il villaggio”.
domenica 6 aprile 2008
MIGLIAIA DI PERSONE SFILANO IN FRANCIA PER LA LIBERAZIONE DI INGRID BETANCOURT
La Francia fa sul serio.
Dopo aver protestato vibratamente nei giorni e nelle settimane scorse e aver inviato una missione umanitaria, insieme a Spagna e Svizzera per tentare una contatto con i guerriglieri della Farc che dal 2002 tengono in ostaggio la senatrice franco-colombiana lngrid Betancourt gravemente malata, oggi è stata protagonista di una serie di manifestazioni in 17 città, dove migliaia di persone hanno sfilato in quella che è stata definita la “marcia bianca”.
Tale definizione deriva dal fatto che tutti i partecipanti indossavano abiti bianchi e soprattutto perché, attraverso di essa, si è voluto lanciare un chiaro messaggio di pace a tutto il mondo.
Era stato proprio il figlio della Betancourt, Lorenzo Delloye-Betancourt, a lanciare in un video la scorsa settimana un accorato appello al mondo intero, e in particolare ai presidenti Uribe, Chavez, a Sarkozy, per sollecitare ulteriormente la liberazione della madre.
Sempre dal giovane è venuta l’idea di organizzare la marcia.
La Betancourt fu rapita insieme alla vice-candidata presidenziale e amica, Clara Rojas, durante un rischioso viaggio fra le città di Florencia e San Vicente del Caguan, capoluogo della 'zona di distensione' nel sud della Colombia controllata all'epoca dalla Farc cinque giorni dopo la rottura del negoziato di pace con l'allora presidente Andres Pastrana.
Dopo aver protestato vibratamente nei giorni e nelle settimane scorse e aver inviato una missione umanitaria, insieme a Spagna e Svizzera per tentare una contatto con i guerriglieri della Farc che dal 2002 tengono in ostaggio la senatrice franco-colombiana lngrid Betancourt gravemente malata, oggi è stata protagonista di una serie di manifestazioni in 17 città, dove migliaia di persone hanno sfilato in quella che è stata definita la “marcia bianca”.
Tale definizione deriva dal fatto che tutti i partecipanti indossavano abiti bianchi e soprattutto perché, attraverso di essa, si è voluto lanciare un chiaro messaggio di pace a tutto il mondo.
Era stato proprio il figlio della Betancourt, Lorenzo Delloye-Betancourt, a lanciare in un video la scorsa settimana un accorato appello al mondo intero, e in particolare ai presidenti Uribe, Chavez, a Sarkozy, per sollecitare ulteriormente la liberazione della madre.
Sempre dal giovane è venuta l’idea di organizzare la marcia.
La Betancourt fu rapita insieme alla vice-candidata presidenziale e amica, Clara Rojas, durante un rischioso viaggio fra le città di Florencia e San Vicente del Caguan, capoluogo della 'zona di distensione' nel sud della Colombia controllata all'epoca dalla Farc cinque giorni dopo la rottura del negoziato di pace con l'allora presidente Andres Pastrana.
CINTESTATO IL PASSAGGIO DELLA FIACCOLA OLIMPICA A LONDRA
Un uomo è riuscito a strappare la torcia olimpica dalle mani del tedoforo prima che la polizia lo inchiodasse a terra. Due altre persone hanno cercato di spegnere la fiamma olimpica con un estintore.
E’ quanto è accaduto oggi a Londra dove migliaia di manifestanti, che agitavano bandiere del Tibet e urlavano "Cina vergogna", hanno contestato il passaggio della torcia olimpica-
La polizia ha arrestato 35 persone, dopo aver tentato ripetutamente di respingere i manifestanti, che si sono letteralmente gettati sul cammino della fiaccola (una cinquantina di chilometri) a piedi, in bici, in barca e dai bus. La fiaccola stasera arriverà a Parigi.
La polizia ha arrestato 35 persone, dopo aver tentato ripetutamente di respingere i manifestanti, che si sono letteralmente gettati sul cammino della fiaccola (una cinquantina di chilometri) a piedi, in bici, in barca e dai bus. La fiaccola stasera arriverà a Parigi.
LADRO A SEDICI ANNI PER ACQUISTARE ABITI GRIFFATI
Un ragazzo di sedici anni, incensurato e studente, avrebbe compiuto una serie di rapine in alcuni supermercati di Cosenza per acquistare dei capi di abbigliamento griffati.
Il giovane è stato identificato dagli agenti della squadra mobile ed affidato ai genitori, entrambi impiegati, che si sono dichiarati stupiti ed esterrefatti del coinvolgimento del figlio nelle rapine.
Non è il primo caso in cui un minorenne viene acciuffato ed accusato di aver compiuto atti di una certa gravità per “essere alla moda”.
Il mondo in cui viviamo, purtroppo, spinge i giovani a desiderare spesso l’impossibile e a far di tutto per ottenerlo.
Il giovane è stato identificato dagli agenti della squadra mobile ed affidato ai genitori, entrambi impiegati, che si sono dichiarati stupiti ed esterrefatti del coinvolgimento del figlio nelle rapine.
Non è il primo caso in cui un minorenne viene acciuffato ed accusato di aver compiuto atti di una certa gravità per “essere alla moda”.
Il mondo in cui viviamo, purtroppo, spinge i giovani a desiderare spesso l’impossibile e a far di tutto per ottenerlo.
La famiglia e la scuola dovrebbero essere i luoghi privilegiati in cui si trasmettono i valori dell’equilibrio ed in cui si impara a guadagnarsi le cose che si desiderano con onestà e con il sudore della propria fronte.
Purtroppo, però, spesso non è così.
I genitori lavorano e tante volte non hanno nemmeno il tempo di seguire i propri figli.
Tant’è che quando scoprono le malefatte è sempre troppo tardi.
E’ possibile continuare a vivere così?
E’ possibile vivere in una società che pensa solo a lavorare per vivere?
Non sarebbe, invece, meglio vivere per lavorare?
Francesco Dinapoli
sabato 5 aprile 2008
OMAGGIO A MARTIN LUTHER KING A QUARANT'ANNI DALLA MORTE
Sono passati quarant’anni da quando, il 4 aprile del 1968, veniva assassinato il reverendo Martin Luther King con alcuni colpi di fucile sulla veranda del motel «Lorraine» di Memphis.
L’America di allora non era quella di oggi. Bianchi e neri erano separati da un muro di pregiudizi e di odio.
Le croci del Ku Klux Klan infuocavano le notti di razzismo e di morte.
Se oggi l’America non è più quella di quarant’anni fa molto lo si deve a Martin Luther King che ha avuto un sogno, ha creduto e sperato in esso.
Di seguito pubblichiamo alcuni brani del suo più celebre discorso pronunciato il 28 agosto 1063 e passato alla storia con il titolo: “I HAVE A DREAM” (Ho un sogno):
Se oggi l’America non è più quella di quarant’anni fa molto lo si deve a Martin Luther King che ha avuto un sogno, ha creduto e sperato in esso.
Di seguito pubblichiamo alcuni brani del suo più celebre discorso pronunciato il 28 agosto 1063 e passato alla storia con il titolo: “I HAVE A DREAM” (Ho un sogno):
“Oggi vi dico, amici, non indugiamo nella valle della disperazione.
Anche di fronte alle difficoltà dell'oggi e di domani, io ho ancora un sogno.
È un sogno fortemente radicato nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali". Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza. Ho un sogno, che un giorno persino lo stato del Mississippi, uno stato che soffoca per l'afa dell'ingiustizia, che soffoca per l'afa dell'oppressione, sia trasformato in un'oasi di libertà e di giustizia. Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non siano giudicati in base al colore della loro pelle, ma in base al contenuto del loro carattere. Ho un sogno oggi!
Ho un sogno, che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti immorali, con il suo governatore le cui labbra gocciolano delle parole "interposizione" e "nullificazione" - un giorno proprio là in Alabama bambini neri e bambine nere possano prendersi per mano con bambini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli.
Ho un sogno oggi!
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sia colmata, e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi vengano resi piani e i luoghi curvi raddrizzati…”
È un sogno fortemente radicato nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione si sollevi e viva pienamente il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali". Ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli degli antichi schiavi e i figli degli antichi proprietari di schiavi riusciranno a sedersi insieme al tavolo della fratellanza. Ho un sogno, che un giorno persino lo stato del Mississippi, uno stato che soffoca per l'afa dell'ingiustizia, che soffoca per l'afa dell'oppressione, sia trasformato in un'oasi di libertà e di giustizia. Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non siano giudicati in base al colore della loro pelle, ma in base al contenuto del loro carattere. Ho un sogno oggi!
Ho un sogno, che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti immorali, con il suo governatore le cui labbra gocciolano delle parole "interposizione" e "nullificazione" - un giorno proprio là in Alabama bambini neri e bambine nere possano prendersi per mano con bambini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli.
Ho un sogno oggi!
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sia colmata, e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi vengano resi piani e i luoghi curvi raddrizzati…”
E noi, oggi, quale sogno abbiamo per noi stessi e per i nostri figli?
Francesco Dinapoli
UN'ALTRA CALABRIA E' ANCORA POSSIBILE
Dopo i commercianti, anche gli studenti delle scuole crotonesi sono scesi in piazza per gridare il loro ”no" deciso alla ‘ndrangheta e per rispondere agli atti criminali causati dalla lotta tra clan che, negli ultimi tempi, ha insanguinato la provincia di Crotone.
Circa un migliaio di giovani hanno marciato cantando la canzone “Cento passi” dei Modena City Ramblers ispirata a Peppino Impastatato, dando così voce alla Crotone che vuole vivere nella legalità, che ha voglia di lottare e di credere in un futuro diverso per affermare, come è stato scritto su uno striscione, che "Un’altra Calabria è ancora possibile".
mercoledì 2 aprile 2008
TRE ANNI FA MORIVA PAPA WOITYLA
Oggi ricorre il terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II.
La causa di beatificazione procede, il postulatore, monsignor Slawomir Oder, ha consegnato la bozza della Positio al relatore della Congregazione delle cause dei Santi.
Giovanni Paolo II° è stato un grande papa, che ha vissuto totalmente immerso in Dio e ha insegnato alla nostra generazione come la fermezza su ciò che è essenziale della fede si possa coniugare con una straordinaria apertura verso tutti. E’ stato un evangelizzatore e un uomo di pace.
Il suo successore Benedetto XVI, che lo ha commemorato domenica scorsa prima del Regina Coeli e che celebrerà la messa in suo suffragio, gli è stato accanto nel delicato compito di “custode della fede” più a lungo di qualsiasi altro responsabile di dicastero.
Woityla è stato il primo Papa del III millennio.
Il primo papa non italiano dopo 455 anni, e il primo polacco nella storia dei pontefici romani.
Il primo successore di Pietro il cui operato sia stato seguito e conosciuto da miliardi di fedeli negli angoli più sperduti della terra. Le cui parole hanno saputo toccare anche i laici.
Il Pontefice che ha voluto incontrare personalmente il maggior numero in assoluto di credenti, politici, religiosi e intellettuali nel mondo e nella storia, nonostante il tormento della malattia.
Il primo che si è costantemente impegnato contro la guerra e prodigato a favore del dialogo tra le religioni. Colui che ha portato a termine un numero senza precedenti di viaggi apostolici, beatificazioni e santificazioni. Colui che ha reinterpretato il papato dandogli quella proiezione planetaria che non aveva mai avuto. Che è diventato portavoce dei diritti umani, difensore dei deboli nelle società opulente e capitaliste.
Il Papa che ha avuto il coraggio di dire: 'Non c'e' piu' la Chiesa del silenzio, ora parla con la mia voce'. Il Papa che ha pronunciato un 'Mea culpa' in San Pietro sui torti e gli errori dei cristiani. Tanto autenticamente mistico, quanto intuitivamente mediatico, Giovanni Paolo II, il Papa 'venuto da un paese lontano' eppure così immerso nella contemporaneita', in 26 anni di pontificato ha segnato la storia della Chiesa e del mondo.
La causa di beatificazione procede, il postulatore, monsignor Slawomir Oder, ha consegnato la bozza della Positio al relatore della Congregazione delle cause dei Santi.
Giovanni Paolo II° è stato un grande papa, che ha vissuto totalmente immerso in Dio e ha insegnato alla nostra generazione come la fermezza su ciò che è essenziale della fede si possa coniugare con una straordinaria apertura verso tutti. E’ stato un evangelizzatore e un uomo di pace.
Il suo successore Benedetto XVI, che lo ha commemorato domenica scorsa prima del Regina Coeli e che celebrerà la messa in suo suffragio, gli è stato accanto nel delicato compito di “custode della fede” più a lungo di qualsiasi altro responsabile di dicastero.
Woityla è stato il primo Papa del III millennio.
Il primo papa non italiano dopo 455 anni, e il primo polacco nella storia dei pontefici romani.
Il primo successore di Pietro il cui operato sia stato seguito e conosciuto da miliardi di fedeli negli angoli più sperduti della terra. Le cui parole hanno saputo toccare anche i laici.
Il Pontefice che ha voluto incontrare personalmente il maggior numero in assoluto di credenti, politici, religiosi e intellettuali nel mondo e nella storia, nonostante il tormento della malattia.
Il primo che si è costantemente impegnato contro la guerra e prodigato a favore del dialogo tra le religioni. Colui che ha portato a termine un numero senza precedenti di viaggi apostolici, beatificazioni e santificazioni. Colui che ha reinterpretato il papato dandogli quella proiezione planetaria che non aveva mai avuto. Che è diventato portavoce dei diritti umani, difensore dei deboli nelle società opulente e capitaliste.
Il Papa che ha avuto il coraggio di dire: 'Non c'e' piu' la Chiesa del silenzio, ora parla con la mia voce'. Il Papa che ha pronunciato un 'Mea culpa' in San Pietro sui torti e gli errori dei cristiani. Tanto autenticamente mistico, quanto intuitivamente mediatico, Giovanni Paolo II, il Papa 'venuto da un paese lontano' eppure così immerso nella contemporaneita', in 26 anni di pontificato ha segnato la storia della Chiesa e del mondo.
SI CONCLUDONO I FESTEGGIAMENTI PER IL V° CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA
Si concludono ufficialmente oggi a Paola i solenni festeggiamenti organizzati per celebrare il V° Centenario della morte di San Francesco di Paola.
Questa mattina, nel corso di una Santa Messa solenne concelebrata dal cardinale Attilio Nicora insieme a tutti i vescovi della Calabria, il sindaco di Paola, avv. Roberto Perrotta, ha consegnato al Santo una chiave preparata dall’orafo Gerardo Sacco con l’oro offerto generosamente da tutti i paolani.
Ricordiamo che per la donazione della chiave sono stati raccolti nelle gioiellerie accreditate di Paola ben kg 5.263,10 di monili d’oro, fusi il 7 febbraio scorso sul sagrato e sotto la splendida facciata della Basilica in due lingotti del peso di kg 5.255 dallo stesso Maestro Gerardo Sacco, l’orafo delle dive, rappresentante degli orafi italiani nel mondo.
E’ la terza volta che l’oro offerto dai fedeli e dai devoti paolani viene fuso presso il Santuario: la prima volta per la realizzazione del prezioso reliquario contenente le Sacre Ossa dell’Eremita restituite dalla Francia a Paola il 4 maggio 1935 e la seconda per la Lampada Votiva, benedetta ed accesa la prima volta il 13 ottobre 1946.
La chiave pesa circa 1.300 gr. e il suo stelo è di 2 cm.
La sua impugnatura porta su entrambi i lati, in cima, lo stemma Charitas e al centro del lato A, finemente cesellati, l’immagine di San Francesco di Paola racchiusa in un cuore tenuto da due angeli, sul tubo la rappresentazione del prodigio delle fiamme sulla Casa Natale in occasione della nascita dell’Eremita ed i miracoli della resurrezione del nipote Nicola, del fuoco preso e tenuto tra le mani di Martinello, sul dentellato chiavistello la scritta “Il popolo di Paola devoto”.
Al centro del lato B, sempre nel cuore retto da due angeli, figurano l’immagine dello Spirito Santo che irradia una moltitudine di popolo, l’attraversamento dello Stretto di Messina, le Pietre del Miracolo, la morte del Santo, mentre sulla dentellatura del chiavistello è inciso il baldacchino della Maggior Porta dell’antica cinta muraria di Paola con la statua di San Francesco, simboleggiante il Patronato e la protezione del Santo sulla città.
L’oro eccedente verrà destinato all’abbellimento ed alle necessità della Casa Natale di San Francesco. Questo anche in previsione ed in preparazione delle solenni celebrazioni del Seicentenario della nascita dell’Eremita (27 marzo 2016) e del Cinquecentenario della sua Canonizzazione (01 maggio 2019), che rappresentano senza dubbio alcuno per le popolazioni calabresi ulteriori irripetibili occasioni per poter migliorare le condizioni materiali e spirituali di vita della regione.
Alle ore 19, nel corso di un’altra solenne celebrazione, sarà offerto al Santo il nuovo bastone per il busto.
Il programma civile prevede, infine, un grande concerto-omaggio a San Francesco presso la Chiesa nuova del Santuario con Cecilia Gasdia, Sebastiano Somma (voce recitante) e Claudio Brizi all’organo.
I tradizionali fuochi d’artificio, che quest’anno si prevedono fantasmagorici, concluderanno i festeggiamenti.
Questa mattina, nel corso di una Santa Messa solenne concelebrata dal cardinale Attilio Nicora insieme a tutti i vescovi della Calabria, il sindaco di Paola, avv. Roberto Perrotta, ha consegnato al Santo una chiave preparata dall’orafo Gerardo Sacco con l’oro offerto generosamente da tutti i paolani.
Ricordiamo che per la donazione della chiave sono stati raccolti nelle gioiellerie accreditate di Paola ben kg 5.263,10 di monili d’oro, fusi il 7 febbraio scorso sul sagrato e sotto la splendida facciata della Basilica in due lingotti del peso di kg 5.255 dallo stesso Maestro Gerardo Sacco, l’orafo delle dive, rappresentante degli orafi italiani nel mondo.
E’ la terza volta che l’oro offerto dai fedeli e dai devoti paolani viene fuso presso il Santuario: la prima volta per la realizzazione del prezioso reliquario contenente le Sacre Ossa dell’Eremita restituite dalla Francia a Paola il 4 maggio 1935 e la seconda per la Lampada Votiva, benedetta ed accesa la prima volta il 13 ottobre 1946.
La chiave pesa circa 1.300 gr. e il suo stelo è di 2 cm.
La sua impugnatura porta su entrambi i lati, in cima, lo stemma Charitas e al centro del lato A, finemente cesellati, l’immagine di San Francesco di Paola racchiusa in un cuore tenuto da due angeli, sul tubo la rappresentazione del prodigio delle fiamme sulla Casa Natale in occasione della nascita dell’Eremita ed i miracoli della resurrezione del nipote Nicola, del fuoco preso e tenuto tra le mani di Martinello, sul dentellato chiavistello la scritta “Il popolo di Paola devoto”.
Al centro del lato B, sempre nel cuore retto da due angeli, figurano l’immagine dello Spirito Santo che irradia una moltitudine di popolo, l’attraversamento dello Stretto di Messina, le Pietre del Miracolo, la morte del Santo, mentre sulla dentellatura del chiavistello è inciso il baldacchino della Maggior Porta dell’antica cinta muraria di Paola con la statua di San Francesco, simboleggiante il Patronato e la protezione del Santo sulla città.
L’oro eccedente verrà destinato all’abbellimento ed alle necessità della Casa Natale di San Francesco. Questo anche in previsione ed in preparazione delle solenni celebrazioni del Seicentenario della nascita dell’Eremita (27 marzo 2016) e del Cinquecentenario della sua Canonizzazione (01 maggio 2019), che rappresentano senza dubbio alcuno per le popolazioni calabresi ulteriori irripetibili occasioni per poter migliorare le condizioni materiali e spirituali di vita della regione.
Alle ore 19, nel corso di un’altra solenne celebrazione, sarà offerto al Santo il nuovo bastone per il busto.
Il programma civile prevede, infine, un grande concerto-omaggio a San Francesco presso la Chiesa nuova del Santuario con Cecilia Gasdia, Sebastiano Somma (voce recitante) e Claudio Brizi all’organo.
I tradizionali fuochi d’artificio, che quest’anno si prevedono fantasmagorici, concluderanno i festeggiamenti.
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